Tappa VII: in memoria di chi combatte per la giustizia
Palermo, albero di Falcone, via Notarbartolo 1, 20 marzo, ore 8.00
"E' morto, è morto nella sua Palermo, è morto fra le lamiere di un'auto blindata, è morto dentro il tritolo che apre la terra, è morto insieme ai compagni che per dieci anni l'avevano tenuto in vita con il mitra in mano. E' morto con sua moglie Francesca. E' morto Giovanni Falcone, è morto. Ucciso dalla mafia siciliana alle 17:58 del 23 maggio 1992. La più infame delle stragi si consuma in cento metri di autostrada che portano all'inferno. Dove mille chili di tritolo sventrano l'asfalto e scagliano in aria uomini, alberi e macchine. C'è un boato enorme, sembra un tuono, sembra un vulcano che scarica la sua rabbia."
La mafia annuncia con la forza devastatrice di quest'esplosione, di questo bombardamento, la sua guerra contro lo Stato italiano e il magistrato che lo rappresenta. Sotto la casa di questo magistrato, che ha incarnato lo Stato italiano, ai piedi del Suo albero, deponiamo il nostro Cristo.
Dopo l'allarme generato dalla presenza di bare (che sono anche simbolo mafioso ben noto alle forze dell'ordine) presso uno dei luoghi della memoria antimafia più importanti per la cittadinanza, i controlli effettuati dalla Digos hanno accertato la natura pacifica dell'iniziativa, Vincent Bios e la troupe sono stati rilasciati. Il viaggio prosegue verso Taranto.